Correva l'anno 1999, mese di giugno; il neolaureato Marco "Mansell" si reca in Ducati e consegna copia della sua tesi di laurea in azienda. Desideroso di risalire in sella (il suo Gilera 125 con 42.000 km sulle spalle aveva smesso di funzionare da più di un anno), chiede di poter acquistare una moto in stabilimento. Una scelta quasi azzardata: mai letto un test, una prova su strada, mai salito in sella! Era la moto più economica della gamma Ducati: UN MONSTER 600. Che emozione quando mi misi in sella ed uscii dallo stabilimento di Borgo Panigale. La posizione di guida era completamente diversa dal mio precedente enduro. Ricordo ancora quell'infinito serbatoio giallo sul quale dovevo quasi di sdraiarmi per raggiungere il manubrio. Fantastico, che gioia! La prima meta con la mia nuova moto fu un ipermercato bolognese, ero così stregato da quella moto che mi accorsi troppo tardi di aver appena sorpassato lo svincolo della tangenziale. Abituato a metterci il giusto tempo col 125 a raggiungere la meta, col monster tutto si era velocizzato. Velocizzato a tal punto da aver appunto perso l'uscita della tangenziale. Fu in quei frangenti che mi accorsi di avere sotto il sedere una vera moto: UNA DUCATI MONSTER. Al rumore acuto del 125 si era sostituito quello sordo e dalle sonorità tipicamente retrò del bicilindrico ad "L". Quando giravo in moto, quel motore mi evocava in maniera inequivocabile la figura del Doctor T, in quella famosa immagine che lo ritrae intento a progettare sul suo tecnigrafo. C'era e c'è, nel rombo della Ducati il fascino unico di un motore concepito alla fine degli anni sessanta che è attuale tutt'oggi, c'è il vanto di essere riusciti ad essere attuali già trent'anni fa.
Avevo 26 anni o giù di lì, parecchi, anzi quasi tutti i miei amici 125isti erano progressivamente passati all'automobile. Con chi condividere la rinnovata gioia di andare in moto? Tsè, compito assolutamente non facile, dove trovare gente con la stessa passione, meglio ancora con la stessa moto? Certo che è dal 1995 che traffico in internet, ormai è un mondo che conosco, perché non trovare motociclisti proprio lì?
Sarebbe bello…
Rimasi con quest pensiero che mi ronzava in testa, ma che non trovava la spinta per venire fuori e concretizzarsi in qualcosa di pratico e concreto. Bisognava attendere ancora un anno prima che succedesse l'evento scatenante, la scossa, il sussulto in grado di avviare quella "macchina organizzativa" che avrebbe preso il nome di DMC e che voi tutti oggi conoscete.
A settembre la chiamata in naja, via 30 cm di capelli (!) e ciao ciao moto: 6 mesi di torchio al corso ufficiali ed il mio mostriciattolo che sostava orfano del suo padrone nel garage di casa mia. Ricordo ancora che tornato a casa per le festività natalizie, in piena crisi di astinenza da 2 ruote, feci 15 km salvo poi fermarmi forzatamente con le mani che non ce la facevano più dal freddo…
Che ricordi, 10.000 km in sella al mio seicentino prima di venire colto da un senso di assuefazione a quei 160, 170 quando andava bene, che non ne volevano sapere di essere superati. Complice alcune speculazioni borsistiche (i bei tempi dei titolo internet alle stelle!), supportato da un valido stipendio da ufficiale dell'esercito e tentato più che mai da quell'annuncio che diceva: "Ducati supervaluta il tuo usato se compri una moto nuova", decisi che dopo anni di risparmiosa vita universitaria, era giunto il momento di togliermi uno stravizio: fare il salto di cilindrata. Così senza troppo parlarne in casa, partii in quarta e firmai il contratto di permuta col concessionario: Il Monster 900 era in arrivo. La decisione, per quanto frettolosa all'inizio, mi diede da pensare non poco dopo la firma. Avrò fatto bene? Non era forse meglio consultarsi con altri prima di decidere? Mah, ormai la mossa era stata fatta e non rimaneva che pensare alla nuova moto. Quel dannato negoziante lo aveva capito bene che stavo facendo il militare, una volta addirittura mi presentai in concessionaria con la mimetica addosso, ero appena tornato da Vercelli e non ero nemmeno passato da casa per cambiarmi tanto imminente sembrava l'arrivo della moto. Niente anche sta volta, era la quarta volta che mettevo piede in quella concessionaria per sentirmi dire torna tra 2 settimane. Quel farabutto di un venditore (che avrei tanta voglia di sputtanare facendo nome e cognome…) approfittava della mia condizione lavorativa per aggiudicare il mio monster a chi si presentava, denaro alla mano. Alla sesta occasione gli dissi che avrei receduto dal contratto e che mi aveva decisamente "rotto i coglioni". Me ne tornai a casa avvilito coscio che non avrei potuto condividere con nessuno la mia delusione proprio perché la decisione del salto di cilindrata era stata solo mia. Il farabutto mi chiamò alcune ore dopo la litigata promettendomi che a giorni sarebbe arrivata la mia moto. Fu così che il 31 maggio 2000 tre mesi dopo aver posto quella maledetta firma, salii in sella al mio secondo Monster. Bello potente, performante, bastardo come solo con la vernice nero opaco poteva essere; in pratica una somma di emozioni molto forti che però si scontravano con la delusione della rete distributiva Ducati che mi aveva quasi scoraggiato all'acquisto e che mi avrebbe portato a compiere altre scelte azzardate in futuro. Insomma, la fiammata che avrebbe originato il sito doveva ancora innescarsi, anche se cominciavano già a formarsi le premesse…
Come tutti saprete a giugno del 2000 a Misano ha avuto luogo la seconda edizione del WDW. Bella affascinate, soprattutto: la prima. Ora che avevo un Ducati di tutto rispetto: il più potente dei Monster, ero intenzionato più che mai a partecipare all'evento. C'era , però, una cosa che mi frenava, o meglio un numero: il 1000. Avevo da poco superato la soglia chilometrica del primo tagliando e, sempre più deluso, mi sentii rispondere dal più rapido dei concessionari contattati, che occorrevano almeno 20 giorni per effettuare la necessaria manutenzione. Ero allucinato. Mai e poi mai avrei immaginato un abisso temporale del genere. Puoi fare qualche centinaia di km in più dei 1000, mi rispose uno dei 3.
Che fare?
Fare il bravo disciplinato e andare a Misano in macchina?
Neanche per sogno, arrivare al WDW in auto con la moto nel garage era un atto serio e composto che assolutamente non si adattava al mio carattere ed a quello che io ritenevo fosse lo spirito motociclistico puro e vero.
Così, grazie alla rapidità del concessionario che mi aveva venduto la moto ed ai tempi rapidi dell'esecuzione tagliandi, mi avventurai alla volta di Misano, orgoglioso di essere Ducatista, ma col tarlo del tagliando ancora da effettuare. Che bello il WDW, tantissime moto ducati, qua e là le persone dalle quali avevo raccolto le informazioni per la mia tesi, questa enorme fiera all'aperto ed al sole cocente che replica in un certo senso il clima delle gare motoristice. Davvero esaltante, ed esaltato mi diressi a prenotare un turno in pista. Cavoli, la mia prima volta in pista! 20 minuti fermo in corsia di attesa con la tuta in pelle nera poi… si aprono i cancelli, percorro la corsia box, infine ecco aprirsi davanti a me l'orizzonte della pista, LA PISTA!
Fantastico, dopo anni ed anni passati al di là della rete, finalmente ero io all'interno della pista, i cordoli, la sabbia, le gomme di protezione. Sfido chiunque a non esaltarsi in quella situazione. Il mio entusiasmo ebbe un traumatico e brusco arresto dopo alcuni giri di pista. Un rumoraccio proveniente dal motore. Ai box la mazzata finale: SBIELLATO! Dal paradiso della pista e dell'esaltante cornice del motoraduno sprofondai nell'oblio della colpa.
Povero me!
Il presentimento che non mi avrebbero riconosciuto la riparazione in garanzia aleggiava minaccioso nei miei pensieri e la delusione per l'accaduto aveva scolpito nel mio volto una indelebile espressione funerea. Espressione che deve aver colto con una certa facilità uno degli uomini Ducati che ben mi conosceva per i suddetti motivi legati alla tesi. Proseguii il mio wdw così: sgonfio come un pneumatico squarciato e incazzato per quella serie di fattori che avevano fatto sì che arrivassi "meccanicamente" impreparato all'evento. Fu così che il mio nuovo Monster 900 raggiunse Bologna su 4 ruote anziché due: quelle del carro attrezzi…
Alle mille incertezze legate al riconoscimento della garanzia si aggiunse un mio amico che, ben informato della situazione, mi pronosticò con una certa sicurezza il tempo di riparazione di un danno del genere: 3 mesi. Come dargli torto: se servivano 20 gg per un tagliando? Giugno più 3 mesi fa esattamente settembre. In sostanza avrei riavuto la moto a stagione finita. Un disastro. Il mio progetto di un MonsterClub aveva smesso di ronzarmi per la testa subito dopo il rumore sordo del guasto al motore. Ormai vedevo solo nero, mi rimproveravo parecchie cose, prima fra tutte l'aver volto acquistare il 900: uno stravizio che si era rivelato una miniera di problemi.
Non mi rimaneva altro da fare che raggiungere sconsolato il concessionario per avere il verdetto del tempo e del costo (non certo irrisorio) della riparazione. Mi recai molto controvoglia dal concessionario e qui, ebbi un sobbalzo di gioia, fu in quei primi mesi di giugno che si scatenò la vampata che diede origine al DMC. Gli uomini Ducati coi quali avevo parlato a Misano dopo la rottura e coi quali ero diventato amico grazie agli studi fatti presso la loro azienda, si erano presi a cuore il problema e, si erano recati dal concessionario prelevando col furgone la mia moto che trovai meravigliosamente pronta dopo nemmeno una settimana e senza sborsare una lira. Per me era come se si fosse compiuto un miracolo. Dopo mesi di cocenti delusioni patite coi concessionari Ducati vidi improvvisamente premiata la passione che mi aveva spinto, contrariamente a quanto sarebbe stato normale fare, a compiere più di una scelta azzardata dettata dalla volontà di ESSERE DUCATI. A mio padre, che mi ha trasmesso la passione per la moto ed i motori e a quegli uomini Ducati che hanno saputo scorgere nelle mie espressioni la grande passione per il glorioso marchio bolognese, è dedicato questo sito: il DMC, il Ducati Monster